SimOnE SiLIani, diRettOre FonDazioNe FinANza EticA

Biodiversità umana è un concetto che mi spinge inesorabilmente a tornare con la memoria
all’incipit dell’ultimo libro di padre Ernesto Balducci, “La terra del tramonto. Saggio sulla
transizione” e all’immagine che lui vi evocava. Il libro tratta del declino della cultura occidentale e
Balducci lo scrive dai saldi bastioni su cui poggia la Badia fiesolana da cui osserva la città del
Rinascimento dove Pico della Mirandola nel 1486 aveva immaginato, nella sua orazione De
dignitate hominis, un umano nuovo.

Su quei bastioni, dove “è approdata l’Università… di quell’Europa i cui veri incunaboli sono le grandi convenzioni del mercato”, Balducci intravede i segni della novità: “sempre più numerosi salgono la collina giovani delle più diverse etnie della terra – negri, cinesi, arabi, indios – che svegliano in me la fantasia di concili culturali come quello progettato da Pico mezzo millennio fa, ma non più per integrare le culture in un’armonia prestabilita. Non si danno armonie prestabilite. Il quadro del mondo è cambiato, è in piena
fluttuazione”.

Dopo 33 anni da quelle parole, vediamo un mondo in cui la dignità umana sembra
non avere più valore. Ma l’asse politico culturale su cui esso ruotava allora – la centralità
dell’Occidente – si è spostato. Non sappiamo ancora dove. Ma quel vaticinio, quella visione
profetica di Balducci, appunto basata sul valore della biodiversità umana, resta per me ancora la
bussola in cui orientarmi in questo mondo, così confuso ed oscuro. Quella meravigliosa moltitudine
che ogni essere umano contiene e che Balducci osservava con speranza nei giovani delle tribù del
mondo che salivano la collina, ora è drammaticamente trasportata in questa fortezza chiusa che è
l’Europa, dai giovani che tentano di attraversare ogni giorno il Mediterraneo fuggendo da fame,
guerre, dittature, violenze, cambiamenti climatici e che l’Europa, autoproclamatasi culla di civiltà,
tenta invano e colpevolmente di respingere e recludere. L’Europa, l’Occidente mi sembrano chiusi
in un cupio dissolvi in un impossibile tentativo di custodire l’omogeneità e un primato che ormai
non esistono più. Ma, come concludeva il suo libro Balducci, “la novità è affidata alle viscere della
necessità. Che sui passaggi intermedi della sua nascita ci sia buio non deve far meraviglia. Come
scrisse Ernst Bloch, ai piedi del fare non c’è luce”.

Simone Siliani

Direttore Fondazione Banca Finanza Etica

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